“Il Rugby é come l´amore: ti fa ridere, gioire, sacrificare, soffrire, piangere, lottare, vivere: e perciò non ne puoi fare a meno!”
Sergio Parisse Senior
Nato da un gesto ribelle
Il Rugby nasce in Inghilterra nel 1823 quando, durante una partita di calcio nell’ aristocratico college della città di Rugby, lo studente sedicenne William Webb Ellis fa un gesto che sovverte ogni regola: afferra la palla con le mani e comincia a correre.
I giornali dell’epoca scandalizzati, scrivono: “Con un bel disprezzo per le regole del calcio ha preso la palla tra le sue braccia e ci ha corso!”.
Quello scatto in avanti, con la palla sotto il braccio, entra nella storia. La notizia di un nuovo gioco è un passaparola che si propaga ad altre università della regione, poi a quelli dell’Intero Regno. Nasce così il Calcio “alla Rugby” e la sua parabola sarà inarrestabile.
Fra gli studenti il nuovo sport impazza. Ogni scuola, però, lo pratica con regole diverse, generando numerose varianti.
Per ricondurre le varie versioni sotto uno stesso protocollo, nel 1871 viene redatto il primo regolamento scritto e viene fondata la Rugby Football Union (cioè l’Associazione del Calcio “alla Rugby”, dal nome della città resa famosa dal gesto ribelle di Ellis.
È destino che uno sport così fresco, duro, adrenalinico ed entusiasmante non possa restare confinato all’Inghilterra. Spuntano associazioni anche in Scozia, Irlanda, Galles, Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, Francia e altri paesi. Il Rugby diventa un fenomeno internazionale che dal 1886 avrà una Federazione tutta sua: l’International Rugby Board, oggi World Rugby.
Il 1900 è l’anno del debutto del Rugby alle Olimpiadi di Parigi. L’Italia dovrà aspettare fino al 1928 per vederlo la prima volta, e fino al dopoguerra perché prenda finalmente piede.
Oggi World Rugby conta 105 paesi membri e gli appassionati di Rugby sono più di 9 milioni in tutto il mondo: un numero che continua a crescere.
La Palla Ovale
“Il pallone è ovale, se fosse stato tondo avrebbero dovuto pagarci molto di più.”
Justin Marshall
Esistono diverse teorie sul perché la palla da Rugby sia ovale. Secondo una di queste è tutta colpa delle… vesciche di maiale.
Ecco cosa narra la tradizione:
I palloni da calcio, che gli artigiani fornivano al College della città di Rugby, erano prodotti con strisce di cuoio cucite fra loro, all’interno delle quali si inserivano vesciche di maiale gonfiate con aria.
Con l’andar del tempo e con l’uso, la pelle cedeva e si appoggiava alla vescica, prendendone la forma ovaleggiante.
La scoperta delle fibre sintetiche, consentì di cominciare a produrre palloni perfettamente sferici e in grado di conservare la forma nel tempo. Tuttavia nel Rugby, dove la palla viene afferrata con le mani, si decise che, tutto sommato, la forma ovale non era poi così male e si finì per adottarla, definitivamente.
“Il rugby è un modo di stare al mondo.”
Sébastien Darbon, Scrittore
Tradizioni e riti
Il Rugby è uno sport che unisce.
Ogni paese dove si gioca a Rugby arricchisce questo sport con la propria cultura. La presenza di danze, canti, rituali e tradizioni ne fa un universo colorato e unico, che lega fra loro i giocatori di tutto il mondo
La Haka
Se tutti conosciamo la misteriosa danza rituale, patrimonio delle popolazioni Maori della Nuova Zelanda, è merito del Rugby.
Fu una squadra neozelandese in trasferta in Gran Bretagna a fine ‘800 a eseguirla per la prima volta, ma furono gli All Blacks, la Nazionale più forte del mondo, a renderla universalmente famosa.
I canti
Il Rugby è uno sport dove si canta, spesso e volentieri. Ci sono squadre che intonano canti per caricarsi, altre per ringraziare gli avversari della bella partita o in segno di rispetto per il pubblico. Alcune tifoserie, come quella irlandese, sono note per i loro cori di fine incontro e ci sono canti che sono andati oltre le divisioni politiche, come quando rugbisti bianchi e neri hanno intonato insieme l’inno nazionale nel Sudafrica dell’Apartheid.
Creare un proprio rituale, canto o coreografia, è un modo di delineare l’identità della propria squadra. Ogni Club che lo fa aggiunge un prezioso tassello al variopinto mosaico della cultura mondiale del Rugby.
“Il vero spirito del rugby: due tempi di riscaldamento per prepararsi ad un grande terzo tempo.”
Claudio Bisio, attore
Il Terzo Tempo
Come è possibile che dallo sport più rude del mondo possano nascere le amicizie più belle della vita? Basta far baldoria a fine incontro, insieme alla squadra avversaria!
È il Terzo Tempo, l’atteso fine partita che vede padroni di casa e ospiti si ritrovano alla stessa tavola. La tradizione ha origini storiche. Nonostante la sua nascita “aristocratica” non ci volle molto perché il Rugby diventasse estremamente popolare fra tutti i ceti sociali.
Per permettere ai lavoratori di assistere, le partite si giocavano nel tardo pomeriggio e spesso in campi decentrati: questo perché la Corona non vedeva di buon occhio gli assembramenti. Inoltre, la circolazione dopo il tramonto veniva scoraggiata, per cercare di arginare la criminalità. Per tutte queste ragioni, chi arrivava da lontano veniva ospitato dai residenti. Ecco nato il Terzo Tempo.
Anche questa tradizione dimostra che nel Rugby la rivalità si ferma con il fischio di fine partita, mentre rispetto e fair play, non si fermano mai.
Man of the Match – Player of the Match
Il rugbista o la rugbista che in partita ha dimostrato particolare valore e bravura, a fine incontro riceve il titolo di “Man of the Match” o “Player of the Match”. La designazione, decisa da entrambe le squadre viene conferita con una piccola cerimonia.
Il Rugby è anche questo: abilità, carattere e bravura meritano di essere riconosciute, sia che si trovino nella propria squadra che in quella avversaria.
Il Torneo 6 Nazioni
Anche chi del Rugby sa poco o nulla, ha sentito parlare almeno una volta nella vita del torneo “6 Nazioni”.
Il SixNations è la competizione più prestigiosa dell’emisfero settentrionale. Vi prendono parte le nazionali di Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda, Francia e Italia. In palio c’è il trofeo “Sei Nazioni” e la vittoria di tutte e sei le gare prende il nome di Grande Slam.
“Gli inglesi giocano a rugby perché lo hanno creato loro. Gallesi, Irlandesi e Scozzesi perché, legnando gli inglesi in qualsiasi altro modo, finirebbero in galera.”
Francesco Volpe, calciatore